ACCA Guest - Leo Matsuda

Pubblicata il 06/07/2022
Inauguriamo la nuova rubrica ACCA Guest con un ospite davvero sorprendente, che oltre ad essere uno dei professionisti più quotati nell'ambito dell'animazione è la persona che tutti vorremmo come collega e amico: Leo Matsuda.

ACCA e tutti gli studenti hanno avuto il piacere di conoscerlo in una videochiamata il 3 Giugno, dove hanno potuto ascoltare le sue parole (che per comodità abbiamo tradotto in italiano) e chiedergli consigli su come affrontare questa professione.

Non potevamo tenere per noi quest'esperienza, così abbiamo pensato di condividere con voi quello che ci siamo detti quel venerdì. Qui di seguito troverete le domande che i ragazzi insieme al nostro docente di animazione Wellington Giardina, nonché suo amico e collega, hanno riservato per Leo Matsuda. 

Partiamo dalle presentazioni.



 

CHI È LEO MATSUDA?


Leo Matsuda nasce in Brasile da una famiglia giapponese e, dopo un’esperienza di lavoro in uno studio di animazione in Brasile, si trasferisce in California per frequentare la CalArts. Tra i suoi lavori più importanti c'è sicuramente il cortometraggio "Inner Workings" che ha scritto e diretto per la Disney, uscito nelle sale con il nome di Testa o Cuore nel 2016 introducento il cartone animato Oceania. Negli anni in Walt Disney Animation Studios lavora su film quali Ralph Spaccatutto (per il quale viene nominato agli Annie Award come miglior storyboard), Zootropolis e Frozen 2 come Additional Story Artist, e su Big Hero 6 come Story Artist.

Cosa fa oggi?
È appena stato nominato regista, insieme a Jennifer Coyle, del film di Hello Kitty che sarà un mix tra live action e animazione. 


INTERVISTA A LEO MATSUDA


Raccontaci di te: qual è stata la tua esperienza iniziale? Cosa ti ha spinto a diventare un animatore e inseguire questo sogno? 

Mi chiamo Leo Matsuda e ho iniziato la mia carriera in Brasile proprio con te (rif. Wellington), come questi studenti qui. All’epoca ho avuto l’onore di lavorare con te e mi hai aiutato tantissimo. Sei stato un mentore, ho imparato tanto da te ed è così che è iniziata la mia carriera di animatore nello studio di animazione in Brasile come stagista.

Conosciamo bene questa realtà, qui molti fanno tirocinio e alcuni riescono ad andare avanti, altri rimangono nel mezzo e penso che ovunque sia così.

Certamente, certamente. Ho lavorato per Mauricio de Sousa per quasi due anni prima di guadagnare 75 R$ (quasi 15€) più le spese per il trasporto. È stato un momento difficile perché la gente non veniva pagata molto. Ma è stata sicuramente un’esperienza da cui ho imparato tanto. Non è stato facile all’inizio non essere retribuito. Oggi penso che sia un po' diverso, un po' meglio, ma allora era molto più difficile, giusto? Prima l’animazione non era molto riconosciuta, non se ne sapeva molto, c’erano pochi studi di animazione. 

Di quanto tempo fa stiamo parlando? 20 anni più o meno?

Si, penso che siamo lì, 20 anni fa.

Bene. Noi qui ci siamo preparati delle domande per te.

Certamente, questo era solo l’inizio del mio viaggio. Ma capisco che anche tutti gli studenti si troveranno in questa fase di ansia, giusto? Di aspettative verso il futuro... e lo capisco perfettamente come possono sentirsi. Ma credo sia importante avere una certa intraprendenza. Se lo ami davvero questo lavoro, sai quello che devi fare e quello che vuoi fare, non ci sono restrizioni. Penso che sia una cosa importante da dire questa, ed è una cosa che porto con me ancora oggi. C’è sempre una sfida da superare. Quindi devi avere intraprendenza e molta passione per lavorare in questo settore.



Screencapture Inner Workings
 

Ci hai parlato della tua esperienza iniziale e di questa passione che ti ha portato a fare l’animatore.
Cos’è successo dopo? Come sei arrivato a lavorare per la Pixar negli Stati Uniti?

Guarda, quello che mi ha spinto è un fatto accaduto in studio: ci fu una riunione in cui ho saputo che stavano chiudendo e l’80% dei lavoratori sarebbe stato licenziato. Ed è stato proprio quello il momento in cui ho dovuto scegliere. Mi son detto ora o mai più e ho sentito che era il momento giusto. Per me è stato un segno. Mi sono chiesto, quale sarà il prossimo viaggio della mia vita? Così sono andato con la testa e con il cuore. Sai?! Ci sono persone che pensavano che fossi ricco, ma in realtà non ho mai avuto le risorse finanziarie. Quindi è stato grazie al mio sudore e al sudore della mia famiglia che ha sacrificato molto per farmi andare negli Stati Uniti, soprattutto in un periodo in cui il dollaro valeva molto di più del real brasiliano. È stato un periodo molto difficile della mia vita, ma sentivo che stavo facendo la scelta giusta. E come ho detto prima, la mia passione era più grande di quella sfida quindi era una cosa che ero molto determinato a fare. Una fase si stava chiudendo e mi chiedevo cosa avrei fatto della mia vita. Così presi coraggio e andai, anche se sapevo che sarebbe stato un momento difficile. 


Screencapture Inner Workings


Hai origini giapponesi, sei nato e cresciuto in Brasile e ti sei trasferito negli Stati Uniti. Hai incontrato delle difficoltà culturali quando hai fatto questo cambiamento oppure ne hai fatto un punto di forza?

Sapevo per certo che l’inizio sarebbe stato difficile, ma il mio inglese era buono. Il problema quindi non era la lingua, ma la cultura. Adeguarsi a quella cultura molto differente è stato uno shock per me. Comunque sono brasiliano e adattarsi alla cultura americana non è stato facile. Quello che mi ha aiutato molto è stato il fatto di utilizzare tutto quello che ho passato, vissuto e tutte le esperienze che ho fatto nei miei progetti. Essendo giapponese e brasiliano, non avendo un punto fisso, sono una persona che non appartiene a nessun posto. Ma questo ha finito per essere una fonte di ispirazione per tutto quello che faccio e ciò mi ha portato ad essere quello che sono oggi. Quindi, nonostante le difficoltà, questo è ciò che mi ha permesso, in un certo senso, di distinguermi. Alla fine l’ho accettata come una cosa positiva nella mia vita. 


Come hai iniziato la tua carriera di storyboardista?

Questa è una domanda molto interessante, perché quando sono arrivato qui negli Stati Uniti avevo fatto un po’ esperienza in Brasile, non era molto ma era abbastanza per un lavoro del genere. Quando sono arrivato qui pensavo di poter trovare un lavoro facilmente, immaginavo che bastava aprire la porta e il lavoro sarebbe stato lì ad aspettarmi. Ma non è stato proprio così sai?! In realtà ho capito che il mio lavoro era ancora molto grezzo e che avevo bisogno di migliorare. Ed è così che ho deciso di frequentare una scuola. Era una scuola molto costosa per me, non avevo le risorse finanziare necessarie e quindi è stata una grande sfida riuscire a pagare la retta. È stato molto, molto difficile per me e pensavo quasi di non riuscire a finirla. E così di anno in anno pagavo questa retta. L’unico modo che ho avuto per riuscire ad arrivare all’ultimo anno è stato ottenendo una borsa di studio, ma il mio piano era quello di frequentare due anni e andare via. Ho dovuto vendere una casa per potermelo permettere. Sai, non è stato così tranquillo, c’è stato molto sacrificio. Alla fine, dopo aver terminato la CalArts avevo finalmente le basi che mi servivano ed è stato allora che ho avuto l’opportunità di lavorare. All’inizio volevo lavorare come animatore, ma poi mi sono concentrato più sulle storie e mi sono focalizzato su questo. 


Parliamo di Inner Workings, in Italia uscito con il nome di Testa o Cuore, il cortometraggio della Disney scritto e diretto da te e uscito insieme al film Moana (Oceania in Italia). Quanto c’è di personale in questo corto? Com’è nata l’idea del progetto e qual è stato il tuo coinvolgimento all’interno della produzione?

Nascendo negli anni ’80, all’epoca non avevamo internet o altro, avevamo quelle enciclopedie britanniche. E queste enciclopedie mi hanno ispirato molto, mi ricordo che il volume di biologia aveva alcune pagine trasparenti ed è un’immagine che mi è sempre rimasta in mente, mi ha sempre affascinato. Il primo libro che ho preso dallo scaffale aveva queste immagini divise in livelli e si potevano vedere i collegamenti tra il sistema nervoso, il sistema digestivo e così via. Una parte della storia prende spunto da questa cosa che ho sempre voluto raccontare. L’altra parte della storia racconta appunto di questa mia disputa interna, dove convivono una parte brasiliana e una giapponese. Sento che il mio DNA ha questo lato brasiliano ma anche un lato giapponese e quindi è una continua lotta interiore. Da una parte c’è il cervello che rappresenta più la cultura giapponese, e il cuore la cultura brasiliana. Ed è stata una bella lotta che ho dovuto affrontare anche negli Stati Uniti. Questo è quello che mi ha ispirato molto dal punto di vista personale uniti a questi ricordi nostalgici di quando avevo 10,12 anni dell’enciclopedia britannica. 


Screencapture Inner Workings
 

Una curiosità. Dal punto di vista stilistico, hai avuto un ruolo nella decisione del design del personaggio che ti somiglia tantissimo?

È divertente questa cosa, perché all’inizio io non volevo che somigliasse a me. Non volevo distogliere l’attenzione dal film, ma non c’è stato niente da fare. Molte persone pensavano che doveva rappresentare me e quindi è stata presa questa strada. Ma all’inizio non volevo, perché mi sembrava di attirare l’attenzione su di me e lo trovavo un po’ narcisistico. Quello che avevo in mente era un personaggio molto semplice, volevo che fosse un uomo comune. Ma poi è stato come se la storia mi chiedesse di creare un personaggio che mi somigliasse. Tutti i personaggi in realtà raccontano un mondo attraverso l’estetica: alcuni sono molto quadrati per rappresentare questo universo in cui vivono che sembra un po’ una prigione. Tutto il mondo del protagonista è quadrato e quando invece si muove verso il mondo esterno tutto diventa organico. Qui le forme e i personaggi sono più morbidi, hanno movimenti più fluidi. E tutto questo l’abbiamo creato per dare un supporto maggiore alla storia. 


Inner Workings - Character Design



Molti dei giovani credono che serve talento per riuscire ad emergere in questo campo. Cos’è per te il talento? Secondo te artista si nasce o si costruisce con il tempo?

Dal mio punto di vista credo che sia un percorso fatto al 99% di impegno e 1% di talento. Alla fine penso che serva la dedizione, la tenacia e soprattutto la passione. La passione è quella cosa che alimenterà la tenacia, se non c’è la passione ti arrenderai, ti fermerai. La questione del talento esiste, ma non è un fattore determinante. Penso che sia una cosa che aiuta, ma ci sono tante persone che hanno talento che non vanno da nessuna parte perché non hanno la perseveranza. Al contrario invece ci sono persone che non sono così talentuose ma con la perseveranza hanno raggiunto i loro obiettivi. Il talento è qualcosa che si può imparare ad avere attraverso la dedizione e la costanza e puoi affinare la tecnica man mano che impari. 


Che consigli daresti a qualcuno che come noi (studenti) vuole entrare nel mondo dell’animazione? Di cosa pensi abbiamo bisogno?

Io penso che sia importante essere chiari su cosa si vuole fare. Un consiglio è quello di specializzarsi. Ad esempio, molte volte le persone inviano portfolio a grandi studi di animazione, ma a volte non sanno esattamente cosa vogliono fare. Molto spesso c’è confusione perché non è chiaro quello che vogliono fare realmente. Magari sono bravi in tutto ma non sanno cosa vogliono davvero fare. Quindi penso sia importante avere un  focus preciso. Penso che puoi essere bravo in tutte le discipline ma è anche importante essere chiari su quello che si vuole e non si vuole fare. Quindi quando vai a cercare lavoro, sii sincero su cosa vuoi fare e quali sono le tue priorità, soprattutto con te stesso. 



Concept art by Nick Orsi


Secondo te, quant’è importante conoscere le varie fasi del settore dell’animazione e quando si arriva a scegliere la strada giusta? Che sia quella del character designer o animatore o storyboardista…

Questa è un’ottima domanda e penso che conoscere tutti i passaggi dell’animazione possa essere davvero d’aiuto. Ma penso anche che una volta terminati gli studi è importante focalizzarsi su un obiettivo specifico. Altra cosa importante è chiedersi quali sono i propri interessi e dove ti vedi tra tre anni. Per esempio, se vuoi lavorare in Pixar o studi maggiori, e ti piacerebbe lavorare come character designer, dovresti concentrare i lavori del tuo portfolio su questo fin dall’inizio. Così una volta terminati gli studi avrai il calibro di cui hai bisogno per essere in grado di sfondare nel settore. La stessa cosa se vuoi creare storie, fallo dall’inizio, concentrati sulle storie e sullo storyboard o se vuoi fare l’animatore sul creare animazioni. Penso sia importante vederla in quest’ottica invece che pensare a cosa vuoi fare ora. Per esempio, quando studiavo alla CalArts il mio obiettivo principale era fare un film all’anno. Il mio obiettivo era creare la storia perché volevo fare quello, lo sapevo. Quindi mi sono concentrato più sulla storia che stavo raccontando che sul fare l’animazione, che invece sapevo non essere la mia strada. Quindi se sai come utilizzare il tuo tempo in modo efficace puoi guardare oltre e focalizzarti su quello che vorrai fare da qui a tre anni. 


Ci sono state persone che ti hanno ispirato particolarmente durante il tuo percorso? 

Ci sono state tantissime persone che mi hanno ispirato, anche tu (rif. Wellington) sei stata una di quelle. Ricordo che all’inizio della mia carriera mi hai trasmesso questa passione per l’animazione e mi hai dato la spinta per continuare in questo settore. Un’altra cosa che mi ispirò molto fu all’epoca della CalArts, mi ricordo che gli studenti stessi mi ispiravano più dei professori. Perché mentre lavoravo a un film con gli altri studenti, mi sentivo come se fossi in una battaglia, circondato da tutti i soldati che combattevano con me. E questo mi ha portato ad ammirarli, condividendo con loro i momenti di difficoltà e quelli di gioia. Questo mi ha ispirato molto, sai?! L’ispirazione maggiore l’ho avuta dagli studenti stessi. Quindi ho un consiglio per tutti gli studenti che sono qui: coltivate un buon rapporto tra di voi perché in questo settore può capitare che in futuro lavorerete insieme. Mi è capitato spesso di lavorare con persone con cui ho studiato alla CalArts e molti stanno ancora lavorando come animatori. 


E dove cerchi invece l’ispirazione per creare le tue storie?

La più grande fonte di ispirazione per me è quello che succede nella mia vita, quello che vedo, invece di cercare, per esempio, di trarre ispirazione da quello che gli altri fanno. Perché le nostre vite hanno davvero molte storie che aspettano di essere raccontate. Penso che i nostri occhi siano unici e ognuno di noi vede il mondo con i propri. Ognuno di noi ha la propria storia e sta cercando di capire chi è e quale storia porta dentro di sé. Spesso ci sono storie che non vorresti raccontare, ma se vuoi puoi trasformarle in oro. È questa l’arte della narrazione, puoi trasformare queste storie in qualcosa che vale davvero la pena raccontare. Un po’ come succede con il diamante, devi solo trasformarlo e lucidarlo. Per me questa è la sfida più grande, portare le storie della mia vita e trasformarle per renderle interessanti per le persone. Che è quello che fa anche il comico, racconta la storia della sua vita, ma se la raccontasse esattamente com’è forse non sarebbe poi così interessante. I comici hanno un talento nel trasformare anche qualcosa di terribile in qualcosa di estremamente divertente. Quindi questo lavoro si tratta non solo di raccontare storie, ma di farlo in modo poetico, che possa piacere e intrattenere le persone. 



Concept art by Nick Orsi
 


Sei nato come animatore e ora lavori come storyboarder e regista. Perché questa scelta? Quanto influiscono passione e talento sulla scelta di un ruolo?

Quando sono entrato alla CalArts il mio sogno era lavorare con persone come Glen Keane o Richard Williams, mi immaginavo con la matita in mano, disegnando con i carboncini. Quello era il mio sogno fino al secondo anno, lavorare come animatore. Al terzo anno ero ancora molto focalizzato sull’animazione. Amavo l’animazione ed era esattamente quello che volevo fare. Ma poi ho iniziato a pensare che tutto quello che stavo facendo alla CalArts era raccontare storie. Girando un film all’anno ho iniziato a vedermi più come regista che come animatore e anche che se avevo imparato molto credo che ci fossero animatori migliori di me lì. Mi sono reso conto che l’animazione per me era una cosa molto difficile. Quindi ho scoperto questa vocazione per lo storytelling proprio attraverso questo processo di realizzazione dei film. Ecco perché penso che sia interessante seguire tutte le strade per scoprire che a volte, anche se pensi di voler essere un animatore, quello che vuoi diventare potrebbe essere il character designer, o viceversa. Entri con l’idea di voler diventare character designer e esci che vuoi essere un animatore. Quindi non c’è una regola nel cinema, devi solo seguire tutte le tappe e sentire qual è la strada che fa per te. Facendo un film all’anno ho potuto capire chi sono veramente e questo penso che sia la cosa più importante che ho imparato alla CalArts. Capire qual è la tua vera essenza ti aiuterà a prendere le decisioni future migliori per te. 


Come è nata l’opportunità di proporre il cortometraggio Inner Workings alla Disney? È stata una scelta interna o è stato selezionato tra più progetti? 

La Disney ha questo studio aperto a tutti i dipendenti. Tutti possono proporre la propria idea, anche le donne delle pulizie che lavorano in quello studio, è aperto a chiunque. Funziona tramite una selezione, ci sono circa 100 persone che partecipano e direttori e dirigenti ascoltano le storie e selezionano le migliori. La prima volta siamo stati selezionati io e altri due per proporre l’idea a John Lasseter. Quella volta il mio corto non fu selezionato e fu un duro colpo per me, perché ero arrivato fino a lì e non ce l’ho fatta. Ma non mi arresi, ci provai l’anno dopo. Ebbi un’altra idea, Inner Workings appunto, e quell’anno parteciparono circa 300 persone. Ma alla fine il progetto è stato selezionato. Questo a dimostrazione che anche se alla fine il mio progetto è stato selezionato, non è stato un successo la prima volta. Se sono riuscito è stato grazie alla perseveranza. 



Screencapture Inner Workings


Vedi una differenza tra l’animazione di oggi e quella del passato? Secondo te, aspetti tecnologici a parte, com’è cambiato il linguaggio e il modo di raccontare una storia?

Penso che sia davvero cambiato molto. Sicuramente è legato al cambiamento tecnologico, ma anche molto alla velocità delle informazioni. I giovani oggi hanno una percezione diversa rispetto a prima, a volte penso che ci sia qualcosa che non capisco neanche. Sai, quando parlo con i giovani non riesco a capire quello che pensano perché sembra un altro mondo. Ma, ovviamente, questo cambiamento di tipo tecnologico e il 3D offrono la possibilità di fare qualcosa di più cinematografico soprattutto perché si possono usare le telecamere ed è proprio come girare un film dal vivo. Per quanto riguarda lo storytelling non è cambiato molto, il modo di raccontare le storie è rimasto lo stesso. Ci sono molti film di oggi che usano vecchi film come referenza. Perché la storia è qualcosa che non cambia mai, con il passare del tempo non perde il valore, forse può cambiare stile ma se è una bella storia non diventerà mai obsoleta. In termini di tecnologia penso che il 3D abbia aiutato a creare qualcosa di più cinematografico, non che non sia possibile con il 2D, ma questo ha aperto a delle possibilità in più per fare qualcosa di più sottile, soprattutto per creare animazioni per adulti. 


Cosa vuol dire lavorare per una delle aziende più importanti di questo ambito come la Disney? 

Ho lavorato per la Disney per circa sette anni e penso che sia stata un’esperienza fantastica poter lavorare con persone leggendarie con le quali puoi parlare di tutto e tutti erano molto disponibili. Nessuno ha paura di trasmettere informazioni all’altro, sono tutti molto aperti alla condivisione delle informazioni e sicuramente così puoi imparare molto. Penso che questo sia un aspetto molto positivo dello studio. Inoltre un grande studio come questo ti può dare molta sicurezza. Ma queste grandi aziende possono anche essere una falsa garanzia, perché magari anche se le cose oggi stanno andando bene non significa che domani non potrebbero licenziarti. Quindi devi essere preparato a quest’idea e ricordarti che è nella natura di questo business, sei un prodotto. Ma non è perché sono cattivi o altro, è solo che è importante avere questa consapevolezza, fa parte dell’industria. E quindi penso che se da una parte può essere confortante essere dipendente di quest’azienda, dall’altro è molto facile perdere la sicurezza. Credo sia più importante costruire e mantenere le amicizie con le persone perché sai che continuerai a lavorarci insieme. Magari te ne andrai, lascerai lo studio, ma ti incontrerai da qualche altra parte. Quindi sii gentile con tutti, lavora in modo etico perché sicuramente ti capiterà di incontrare di nuovo qualcuno, il mondo è piccolo. Come ho detto, il lato positivo è sicuramente quello di imparare molto, avere l’opportunità di condividere con delle persone di talento e molto aperte. Ma c’è anche questo lato negativo, che è quello di dipendere per uno studio che non dipende da te. Quindi credi sempre nel tuo lavoro perchè nuove opportunità si presentano in continuazione. Una cosa che vorrei dire è che è importante non essere schiavo del tuo lavoro, perché puoi lavorare per la Disney e finire per fare tutto per loro, perché vuoi dimostrare che ci tieni. Ma a volte ti dimentichi chi sei e penso che sia importante ricordarlo sempre. Se lavori in uno studio 8 ore, quando finisci, finisce lì. Devi concentrarti sulla tua vita e su quello che sei.


Quanto ha influito la pandemia sul lavoro dell’animatore? Com’è cambiato il modo di intendere questo lavoro?

Guarda, credo che alla fine dei conti la pandemia è stata una cosa terribile per tutti noi. Ma penso che quello che ha fatto è stato solo accelerare un processo che era già in atto. In quel periodo l’animazione ha proliferato e in effetti credo sia perché tutti hanno capito che era possibile anche lavorare da casa, senza andare per forza in studio. Quindi questo ha aperto a molte opportunità anche per le persone in Europa e in tutto il mondo, poter fare il freelance e lavorare per gli studi esteri. Prendiamo per esempio il film della Disney Raya, un film fatto interamente da casa, nessuno ha lavorato nello studio stesso. E questa è stata una dimostrazione del fatto che non abbiamo bisogno di uno studio fisso per poter realizzare film. Quindi in realtà questa è una buona cosa, perché offre la possibilità alle persone di lavorare da remoto. È un buon periodo questo per l’animazione, ora si sta aprendo anche il mercato per l’animazione per adulti e non è più solo rivolta ai bambini. 


Quindi vedi un buon futuro per l’animazione?

Certamente! Penso che sarà molto buono per gli studenti di oggi perché c’è molto molto lavoro anche per il fatto di poter lavorare a distanza, dall’Italia o dall’Europa, e avere l’opportunità di poter lavorare con qualsiasi studio. Basta avere una buona connessione e puoi lavorare ovunque tu sia. 


C’è altro che vuoi dire?

Voglio solo ringraziarti per l’opportunità che mi hai dato. Quello che stanno vivendo ora gli studenti so che vuol dire. E penso che sia stato molto gratificante tornare al periodo in cui ero alla CalArts, è stato un periodo in cui potevo dedicarmi completamente alla mia arte. Penso che sia stato il periodo in cui sono cresciuto di più. Ed è una fase (quella della scuola) che a volte non vedi mentre la stai attraversando, ma è importante fermarsi e osservarla, perché è una fase della vita che non tornerà mai più, sta a te darle la giusta importanza. Dedica il tempo a te stesso, per me è stato un periodo che mi ha aiutato tanto a scoprire chi sono. Quindi penso sia importante per voi studenti passare per questa fase. Riconoscere il valore di questo momento di studio, di scoperta di se stessi, vi aiuterà molto a determinare il vostro futuro. È un momento così speciale che vorrei poter tornare indietro anche io, sai?! Non vedo l’ora di vedere anche i lavori di questi studenti, immagino che siano tutti estremamente talentuosi.

Grazie per aver speso del tempo prezioso per noi, è stato un piacere ascoltare le tue parole e scoprire la tua esperienza. Ti ringraziamo molto e speriamo di incontrarci dal vivo qui in Italia per farti conoscere i ragazzi e l’Accademia. 



ACCA Guest - Leo Matsuda
 

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